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La schiscetta, così chic
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A portarsi al lavoro il pranzo da casa si risparmia e si fa bene alla salute: ecco qualche dritta per fare venire l’acquolina anche ai colleghi…

Piatti semplici, veloci da preparare e gustosi da assaporare, da servire prima a tavola e da confezionare poi nell’apposito contenitore, per portarseli in ufficio e risolvere così la pausa pranzo. Sono sempre di più gli italiani che si organizzano per potere mangiare anche al lavoro cibo preparato con le proprie mani. Se volete cominciare anche voi con questa salutare ed economica abitudine, ecco qualche consiglio.
Si comincia dalla dispensa
Arricchite la vostra dispensa classica con alcuni ingredienti che vi aiuteranno a cucinare per la sera pensando già al giorno dopo. Qualche esempio: vicino ai fornelli non deve mai mancare un buon assortimento di spezie (meglio se di acquisto recente, non oltre i 4 mesi); in frigo gli indispensabili sono petto di pollo e verdure; nel freezer verdure surgelate, merluzzo e filetti di platessa, pasta frolla e pasta sfoglia.
Pianificazione
Per cominciare, preparate un menù settimanale, includendo nel calcolo i pranzi che consumerete al lavoro.
Nel farlo, considerate una serie di ricette classiche, che possono anche essere rivisitate in base agli ingredienti di stagione o alla vostra fantasia, ma che si prestano alla perfezione a essere inscatolate e gustate il giorno dopo. Per esempio: pappa al pomodoro, frittata di pasta, pasta e fagioli (o ceci, o lenticchie), ribollita toscana, minestrone alla milanese, torte salate, risi e bisi, insalata di riso, polpette, melanzane alla parmigiana semplificate, strudel salato, pollo al curry con riso basmati, l’arrosto della domenica.
All’ultimo minuto
Se non vi siete organizzati e non avete preparato la sera prima una cena da schiscetta, niente paura. Esistono anche delle ricette last minute, da prepararvi al mattino, mentre siete in cucina per la colazione. Qualche idea? Panzanella, cous cous con menta e ceci in scatola, polenta istantanea e formaggio.
Senza contare i sandwich: chi l’ha detto che non siano una valida possibilità per il pranzo, un paio di volte a settimana? L’importante è non limitarsi al solito panino imbottito: via libera a fette di pane integrale con bresaola, rucola e scaglie di grana, o a un francesino ripieno di arrosto di tacchino e verdure grigliate. Ok anche per la focaccia: al classico crudo, insalata e mozzarella si possono alternare gli affumicati di pesce (spada, salmone), con prezzemolo e panna acida (o creme fraiche), oppure, meglio ancora, con crema di avocado.
Le insalate
Non vanno sottovalutate, anche d’inverno: le foglie di stagione si possono arricchire con verdure saltate in padella o cotte al vapore, uova sode, tonno, salmone, mozzarella o feta, cubetti di pollo o pancetta rosolati, frutta secca. Da non dimenticare: un tocco di erbe aromatiche come erba cipollina o origano o menta. Attenzione, però: mai commettere l’errore di condirle a casa. Molto meglio portarsi dei piccoli contenitori ermetici in più, in cui conservare tre parti di olio, una di aceto o succo di limone, un pizzico di sale. Da versare sull’insalata al momento del consumo. Vinaigrette alternative? Aceto, senape, pepe, sale e olio, in quest’ordine. Oppure aceto balsamico al posto di quello di vino o di mele. Spezie? Le più adatte sono curcuma e cumino.
L’origine della parola

La parola schiscetta viene dal verbo lombardo schiscià, che significa schiacciare, premere: gli operai degli anni ’50 riempivano la gavetta del rancio militare con risotto, verdura e carne e schiacciavano tutto per potere chiudere il coperchio. In Piemonte è detta “baracchino”, nei Paesi anglosassoni lunch box o packed lunch, in Giappone bentobako.
“La schiscetta, così chic”
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